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3/9/2012
St. Paul,MN - U.S.: "Phytopathology" pubblica uno studio italiano su PSA
- by la redazione @ 18:52:04
La rivista scientifica "Phytopathology" della "The American Phytopathological Society" ha pubblicato, nel numero di settembre, un lavoro scientifico su Pseudomonas syringae pv. actinidiae redatto da un gruppo di ricercatori italiani e olandesi dell'Università della Tuscia di Viterbo e del Centre for Ecosystem Studies della Wageningen University.
La ricerca, condotta in Italia, ha studiato l’infezione e la diffusione della batteriosi nello xilema e nel floema di piante di Actinidia chinensis e di A. deliciosa sia mediante la realizzazione di esperimenti con inoculazioni artificiali, sia in virtù di studi di piante di Actinidia spp. naturalmente affette dal cancro batterico. In particolare sono state effettuate analisi istologiche e dendrocronologiche.
Lo studio ha dimostrato che il batterio può infettare le piante di actinidia attraverso aperture naturali e lesioni.In impianti di actinidia naturalmente infetti, Psa è presente nelle lenticelle nonché nel tessuto alterato del floema sottostante circondato da lesioni nel periderma, evidenziando l’importanza e il ruolo fondamentale delle lenticelle come via d’ingresso utilizzata dal batterio. Nel caso di avanzati stadi d’infezione da Psa, si osservano necrosi del floema spesso seguiti da alterazioni del cambio e da infezioni dei vasi xilematici.
Dal punto di vista anatomico, le piante di actinidia infette evidenziano dei cambiamenti nel legno come la riduzione degli anelli di accrescimento, una drastica riduzione dei vasi e la formazione di tille che si sviluppano all’interno dei vasi colonizzati da Psa. In pieno campo, in piante naturalmente attaccate dal batterio, questi cambiamenti si verificano entro un anno dopo che i sintomi sono stati osservati a livello fogliare, indicando un lasso di tempo di differenti mesi tra i sintomi primari e quelli secondari.
Mediante l’applicazione di metodologie dendrocronologiche, è stato possibile studiare l’azione di Psa sul cambio, rivelando un’alterazione dello stesso durante la stagione di crescita. Una volta penetrato all’interno dell’ospite, in virtù della capacità di colonizzare i differenti vasi (floematici e xilematici), Psa dimostra quindi di poter raggiungere e di sopravvivere agevolmente anche a livello degli apparati radicali e pertanto, le pratiche di capitozzatura e/o di eventuali innesti, in piante già gravemente affette da Psa, risultano inutili nell’eliminare il patogeno e dannosi perché ne favoriscono la sopravvivenza e la successiva ulteriore diffusione.
Lo studio è stato finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF) e sviluppato dal gruppo di ricerca di Fitobatteriologia del DAFNE, Università della Tuscia, in collaborazione con il Centro di Miscroscopia Elettronica dell’Ateneo di Viterbo ed il Centre for Ecosystem Studies dell’Università olandese di Wageningen.
“Bacterial Canker on Kiwifruit in Italy: Anatomical Changes in the Wood and in the Primary Infection SitesR
Fonte: www.ontuscia.it
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